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Il fascino del Pigato: il tesoro nascosto della Liguria

Il fascino del Pigato: il tesoro nascosto della Liguria

Maixei presenta la sua nuova vigna di Pigato, uno dei più apprezzati vini tipici della Riviera di Ponente.

Che vino bianco si beve in Liguria? Certamente il Pigato, denso, asciutto ed elegante, e il Vermentino, suo fratello in quanto a genetica, più agrumato e minerale. Pur se simili, questi vitigni sono estremamente sensibili alle minime variazioni di terreno e sviluppano sentori molto diversi a seconda del luogo e della modalità di coltivazione.

La grande finezza del Pigato, in particolare, è data da terre molto calcaree e leggermente sopraelevate rispetto alla costa. È un tipo di vino dal colore giallo paglierino e dai riflessi dorati; il suo gusto delicato e vellutato di fiori di camomilla e frutta fresca, di pompelmo e mandorla, lo rende uno dei vini più richiesti. Non ha tardato, infatti, a ottenere la Denominazione d’Origine Controllata nel 1988, come Pigato Riviera Ligure di Ponente.

Tuttavia è la Grecia la culla della nostra società e anche del vino Pigato, originario della Tessaglia e approdato in Italia nel XVII secolo. I liguri però non hanno tutti i torti a considerarlo un proprio vanto: la Liguria è stata la regione che lo ha accolto ed è il Ponente Ligure a conferire a questo vino le peculiarità che lo rendono un’eccellenza italiana. Il Pigato si coltiva infatti maggiormente nelle provincie di Imperia e Savona.

Sedersi in veranda, sui pendii dell’imperiese che affacciano sul mare, con un calice a tulipano chiuso… togliere il tappo alla bottiglia e respirarne gli aromi fruttati e floreali e poi, a piccoli sorsi, degustare il Pigato servito a 8-10°C significa davvero vivere la Liguria di Ponente.  

Anche per questo, Maixei ha scelto di dar vita a una nuova vigna interamente dedicata al Pigato, con le sue tipiche macchioline color ruggine sugli acini maturi. Il terreno, di proprietà dello stabile, si trova proprio accanto alla cantina, alla stessa altitudine del paese di Dolceacqua: 51m sul livello del mare.

La vigna è stata piantata in 2-3 giorni, ponendo a dimora le giovani piantine in modo tale che possano affrontare al meglio la siccità estiva e crescere sane e forti. Il terreno apparteneva tempo fa ad un’azienda speciale, che si occupava di varie cultivar di piante. Poi, per alcuni anni, è rimasto incolto arricchendosi nuovamente di nutrienti, finché non è stato ripulito per accogliere le radici antiche del Pigato.

Abbiamo fortemente voluto questa nuova coltivazione, che ha necessitato l’attesa della licenza regionale, a causa di norme particolarmente rigide sulle nuove quantità di terreno coltivabile, specialmente per i vitigni D.O.C. La legge europea sui diritti d’impianto stabilisce infatti che, ogni anno, ciascuno Stato membro dell’UE possa piantare una superficie vitata superiore a quella dell’anno precedente al massimo dell’1%. In Italia sono le regioni a gestire le licenze, differenziandole di zona in zona e in base al vitigno.

Questa vigna di Pigato, che con l’arrivo della primavera ha iniziato a regalarci i primi germogli ed è ora in pieno rigoglio, promette ottimi frutti, che preludono a un vino d’eccellenza. La sua ottima posizione permette all’enologo di seguirla quotidianamente e il fatto di averla impiantata da nuovo ci garantisce la massima sicurezza e tracciabilità.

Non importa quanto impegno stia richiedendo la stagione, che passa da un’estrema aridità ad abbondanti acquazzoni. Come da secoli riassestiamo i muretti a secco, che ad ogni pioggia vengono derubati della terra che li sostiene, così curiamo la vite, giorno dopo giorno, e ne ammiriamo i cambiamenti che nei primi tre anni di vita sono straordinari. I grappoli inizieranno a nascere fra tre, quattro o cinque anni e noi li aspetteremo con pazienza.

Nel frattempo continuiamo a gustare le bottiglie delle scorse annate con le nostre specialità del territorio. Al Pigato, infatti, si abbinano perfettamente molti piatti tradizionali di pesce, come il branzino alla ligure della Riviera di Ponente, con pinoli e olive taggiasche, ma anche le carni bianche e i formaggi a media stagionatura. Con il Pigato si può mangiare anche un piatto di linguine al pesto o di pansotti: una pasta ripiena di erbe e ricotta, condita con salsa di noci. Questi sapori esaltano la mineralità del vino e sono capaci di acquietare qualsiasi animo!

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Bottiglia Pigato